La plastica nel piatto by Silvio Greco

La plastica nel piatto by Silvio Greco

autore:Silvio Greco [Greco, Silvio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Slow Food
pubblicato: 2020-01-28T23:00:00+00:00


PLASTICA E PESCE

Con l’aumento della plastica in mare, ma soprattutto della micro e nanoplastica da degradazione, è prevedibile che nei prossimi anni cresceranno le interazioni tra questo contaminante emergente e le specie ittiche commestibili.

Da quando la FAO, nel 1950, ha iniziato a raccogliere dati dai paesi membri, il volume di pesce pescato o d’acquacoltura è aumentato di circa otto volte. Nel 2015 la produzione ittica ha raggiunto il livello record di circa 170 milioni di tonnellate di prodotti animali e prodotti connessi con il mare, come alghe e krill. Dagli anni Ottanta la maggior parte di questo incremento è dovuto all’acquacoltura arrivando a circa il 17% di proteine animali di derivazione ittica disponibile alla popolazione umana. Tutto ciò ha prodotto un maggior consumo globale pro capite di prodotti ittici. I grandi benefici del consumo del pesce sono noti a tutti. Aiuta a prevenire malattie coronariche, è fonte naturale di iodio, omega 3 e Dha fondamentali per lo sviluppo neurale e cerebrale nei feti, ma anche per i bimbi fino a due anni e per le donne in gravidanza. Ma l’ingestione di microplastiche e nanoplastiche da parte di organismi acquatici, comprese le specie d’importanza commerciale per la pesca e l’acquacoltura, è stata documentata in studi di laboratorio e sul campo. Sebbene le microplastiche vengano rimosse dal tratto intestinale dei pesci prima del consumo con l’eviscerazione, la nanoplastica può invece migrare in altri tessuti e quindi sfuggire all’attenzione del consumatore. La maggior parte delle specie di bivalvi e diverse altre specie di piccoli pesci sono consumate invece intere, il che può portare all’esposizione sia a micro che nanoplastiche. Se i pesci accumulano livelli significativi di contaminanti dall’ambiente la conseguenza è che alcuni prodotti ittici saranno potenzialmente dannosi per la salute in base alla quantità consumata. Si consideri, poi, che le stesse attività della pesca e dell’acquacoltura si affidano a materiali plastici che hanno reso più efficiente la produzione, i trasporti, la conservazione, hanno permesso un forte abbattimento dei costi ma anche un trasferimento di microplastiche nelle fasi precedenti il consumo.

Come abbiamo già visto, gli effetti più nocivi sulla salute umana derivanti da micro e nanoplastiche nei prodotti ittici possono essere causati dalle particelle di plastica stesse o da additivi e agenti contaminanti assorbiti, come sostanze persistenti, bioaccumulanti e tossiche (PBT). I detriti microplastici possono facilitare il trasporto di microrganismi che si legano alle loro superfici e possono migrare su lunghe distanze: si tratta di batteri tra cui il genere vibrio e ceppi patogeni nonché microrganismi nocivi come dinoflagellati tossici che andranno a impattare la salute degli stessi pesci e procurare anche forti intossicazioni all’uomo se non controllati precedentemente.

L’ingestione è l’interazione più probabile che gli organismi hanno con le microplastiche; le loro piccole dimensioni possono renderle indistinguibili da prede naturali o possono farle accidentalmente ingerire durante l’alimentazione dei filtratori oppure farle captare durante l’ispezione dei sedimenti. Ricerche recenti hanno anche dimostrato che alcuni pesci, come i piccoli pelagici, sono attratti dalle microplastiche. Il biofilm che le ricopre, composto di acidi grassi, proteine, alghe unicellulari, ne favorisce l’ingestione attirando i pesci per mezzo dell’odore accattivante.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.